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Avevo sei, sette anni e passavo giornate intere a teatro. Essendo figlio d'arte mi riusciva facile farlo. Una commedia, o dalle quinte, o da un angolo di platea, o con la testa infilata tra le sbarre della ringhiera del loggione, o da un palco me la vedevo chissà quante volte. Ricordo con chiarezza che perfino gli attori che più ammiravo e che più mi entusiasmavano … suscitavano in me pensieri critici. “Quando farò l'attore io, non parlerò così in fretta”, oppure: “Qui si dovrebbe abbassare la voce”, oppure: “Prima di quello strillo ci farei una pausa lunga almeno tre fiati”. Ma allora, perché restavo là inchiodato ad ascoltare, dimenticando ogni altra cosa? Perché, forse senza saperlo, io che ero appena arrivato nel mondo del teatro, stavo servendomi del punto di partenza fornitomi da quegli artisti, per muovere i miei primi passi, per cercare me stesso, il mio stile.
Eduardo De Filippo
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